mercoledì 27 novembre 2013

Laicismo democratico e laicismo radicale nell’Illuminismo



Si discute tanto di laicismo e spesso non si hanno sempre le idee molto chiare. Spero di riuscire a fare un po’ di chiarezza nell’inquadrare le posizione laiche dell’Illuminismo dividendo quelle democratiche con quelle radicali. Mi auguro di non sbagliarmi dato la complessità dei concetti che riduco in una semplice sintesi. Voglio anche aggiungere che non è sempre detto che l’ «Illuminismo» abbia posizioni sempre anticonfessionali. La Chiesa,contrariamente a quello che pensano in molti, non è anti-illuminista.
Basta pensare al Pontefice che in una conferenza ,quando era il cardinale Ratzinger, ha dichiarato che l’ «Illuminismo è di origine cristiana ed è nato non a caso proprio ed esclusivamente nell’ambito della fede cristiana» .Il cristianesimo non può essere in contrasto con i riferimenti illuministi perché « fin dal principio, ha compreso se stesso come la religione del logos, come la religione secondo ragione» (Papa Ratzinger) Il laicismo è un valore fondamentale del cristianesimo. 
Un esempio diretto lo troviamo quando Gesù dice a Pilato: « Il mio regno non è di questo mondo» proprio perché il figlio di Dio è nato«per rendere testimonianza alla verità.»(Gv18,33-37). In tale messaggio viene chiarito esplicitamente che il cristianesimo non è un obbligo dello Stato o un’ideologia politica ma più esattamente è una rivelazione. Una rivelazione della ragione dettata dal cuore. Una perfetta sintesi di sentimento e razionalità. Il laicismo dello Stato,se viene organizzato in modo pluralista e democratico , è senz’altro un’apertura all’universo della ragione e ai valori cristiani. Se interpretiamo il laicismo in “democratico” e “radicale” possiamo schematizzare nel seguente modo.


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Laicismo democratico: Stato aconfessionale. Vige il rispetto per tutte le confessioni religiose dove il mondo della politica non si chiude a quello religioso ma attiva un dialogo costruttivo per il benessere della collettività, pur mantenendo la massima indipendenza da parte dello Stato. Le istituzioni religiose esprimono e cooperano nell’arricchimento della dimensione culturale della società ma,attenzione, non possono,però, godere in alcun modo di particolari privilegi economici o politici. « Dal canto mio,tendo a pensare» scrive Habermas che « nell’ambito pubblico la comunicazione politica dovrebbe rimanere aperta a ogni contributo, qualunque sia il linguaggio in cui viene espresso.» Allo stesso tempo ,però, il filosofo tedesco avverte:«Perché vi sia separazione tra stato e chiesa , deve esistere tra le due sfere una sorta di filtro, che della babele di voce della comunicazione pubblica faccia passare solo il discorso laico. In parlamento, ad esempio, il presidente in carica dovrebbe essere tenuto per regolamento a stralciare dai verbali delle sedute le dichiarazioni di carattere religioso». Si deve anche tenere presente che,purtroppo, le posizioni antilluministe del cattolicesimo integrale del Monsignor Marcel Lefebvre considerano “laicismo radicale” anche il “laicismo democratico” ma non è così perché «il cristianesimo, contro la sua natura, era purtroppo diventato tradizione e religione di Stato»(Papa Ratzinger)


Laicismo Radicale: Stato anticonfessionale. La politica non dialoga in alcun modo con posizioni religiose per garantire la totale autonomia dello Stato , del pensiero laico e della ricerca scientifica.«In esso Paolo Flores D’Arcais contesta ad Habermas le numerose contraddizioni in temi di rapporti tra fede , ragione e democrazia in cui cadrebbe il suo pensiero. Secondo Florens non si può mantenere il dovere politico e filosofico di un discorso pubblico su argomentazioni universali, e al tempo stesso riconoscere ai cittadini credenti il ricorso all’argomento-Dio. Argomento dogmatico per definizione, che può precipitare nel fondamentalismo ” Dio lo vuole” ». (“La Repubblica” del 30 novembre 2007) Nelle forme più estreme del laicismo radicale può accadere che non vi sia alcun rispetto per le istituzioni clericali che,se necessario, possono anche essere espulse dallo Stato,onde evitare ogni minima interferenza in grado di manipolare la razionalità.


Secondo il mio punto di vista, preferisco il laicismo democratico da quello radicale. Bisogna sempre aprire la razionalità per promuovere diversi punti di vista ed evitare così la desertificazione del pensiero anche se questo risulta difficile e scomodo. Il laicismo radicale,anche se favorisce la totale indipendenza dell’uomo da eventuali condizionamenti religiosi ,rischia comunque di chiudere la razionalità in sé stessa fino a degenerare nell’anti-umanesimo di un pensiero scientista e strumentale diretto solo alla scopo e mai alla moderazione della riflessione morale o spirituale,inevitabile per l’essere umano. Un altro rischio del laicismo radicale è quello di ripetere l’errore della nascita dello Stato totalitario come è avvenuto nel comunismo sovietico, specie nell’era staliniana, senza dimenticare che può avvenire anche nella nostra epoca postmoderna con la «tecnocrazia totalitaria», sempre più votata a un laicismo estremamente radicale che non conosce alcun limite verso una ricerca scientifica aberrante. Siamo dominati da una totalizzante e perversa ideologia tecnocratica che si è perfettamente «adeguata nell’ambito tecnico, ma che, laddove viene generalizzata, comporta invece una mutilazione dell’uomo. Ne consegue che l’uomo non ammette più alcuna istanza morale al di fuori dei suoi calcoli e… anche che il concetto di libertà, che… potrebbe sembrare espandersi in modo illimitato, alla fine porta all’autodistruzione della libertà».(Papa Ratzinger) E’ questa fredda razionalità calcolatrice a rivelare tragicamente la triste degenerazione del neoilluminismo che il Papa disapprova perché si tratta di un «Illuminismo radicale», il quale tradisce nettamente quelle posizioni cristiane, equilibrate e realmente razionali o democratiche dell’illuminismo settecentesco.



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