giovedì 23 agosto 2018

Il Pipistrello

di Sandro D. Fossemò





Un demone volteggia in alto,
nell'ululato del vento.
Nel ventre della notte la sua presenza incombe sui tetti,
come lo spettro di una cupa mezzanotte.
Quel grande pipistrello non vive più nel suo castello.


In groppa al cavallo osservo il volo fatale,
che mi rallegra vicino  a un borgo  medioevale.
In cima alla vetta rocciosa  ho un desiderio mimetico,
che mi separa dall'ologramma sintetico.

A quel pipistrello...
io voglio dire:“Mai più cupi acquitrini,
senza i funghi di Yuggoth vicini!”

Quella  campana rotta   della torre nera è stata amata,
in un passato che riecheggia una magia abbandonata.
Quelle  decrepite mura  e quel gargoyle sono pura bellezza,
in una voragine  di illusioni e di tristezza.

A quel pipistrello...
io voglio dire: “Mai più un'avanzata  civiltà, 
senza i tesori dell'antichità!”

Le bianche ossa degli scheletri  vagano nei teatri,
prigioniere di spettacoli tetri.
Le grigie lapidi attendono i risorti,
con i ghoul e tra monti deserti.

A quel pipistrello...
io voglio dire:“Mai più le foglie dal triste fruscio,
attaccate all'oblio!”

Vivete nella volta notturna,
per non morire nella follia diurna.
Entrate in una cantina,
per gustare il sapore di un rosso vino.
Siate dei pipistrelli, 
per sognare Arkham  avvolti nel mantello.
Usate un rituale del Necronomicon in segreto,
per  evocare Yog-Sothoth con un amuleto.
Vagate  sui viali  appartati,
per nascondervi nei ruderi diroccati. 

A quel pipistrello...
io voglio dire:“Mai più  vicino ai lampioni,
con  una luce artificiale  che mi ustioni!"

Non trovo più ombre per i miei nascondigli,
dove posso  usare meglio i miei artigli.
Non suona più l' orchestra   tenebrosa della natura,
dove posso ascoltare la  sinfonia  della paura.

A quel pipistrello...
io voglio dire:“ Mai più isolato nella notte desolata,
senza lo splendore delle stelle incantate!”

Non si hanno più i brividi,
quando i fulmini illuminano le nubi livide.
Non si ha più un'emozione vitale,
quando brilla sul ghiaccio l'aurora boreale.

A quel pipistrello...
io voglio dire:”Volta verso Polaris,
così non saremo più simulati
nel vuoto alieno di mondi programmati.”

Una magica oscurità dissolve un universo paralizzante
Ignote costellazioni compaiono in un cielo affascinante.
Il canto del vento siderale sigilla un sogno ancestrale.

Le meteoriti cadranno  di fronte al  mio volto
e il  degrado sarà sepolto. 
I Grandi Antichi insegneranno la libertà nella nuova umanità.
Con i tentacoli passerò dalle pieghe del tempo  alle colonne  di un tempio, 
ma con le  fauci farò uno scempio.

A quel pipistrello...
io voglio dire:“Mai più una notte cosmica senza sangue,
dove  la mia esistenza langue!”













Poesia  gotica


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