domenica 28 aprile 2019

Il pericolo della tecnocrazia in una nuova crisi di governo.


Molti sospettano che dopo l'elezioni europee ci sarà una nuova crisi di governo,  con la grave conseguenza di avere  un governo tecnico al potere che prenda il posto di quello attuale.
In merito a questo rischio voglio pubblicare la risposta di Bertinotti a una mia lettera che risale a parecchi anni fa , dove ho  contestato il governo tecnico di Dini e l’appoggio avuto a tale governo dalla sinistra moderata. Il breve intervento venne pubblicato su “Bertinotti risponde” nel giornale Liberazione del 14 gennaio 1996. Ho deciso di pubblicarla dopo molti anni perché corriamo il rischio di una nuova tecnocrazia con una situazione simile a quell'epoca ma forse in una versione più autoritaria. Attualmente e più di prima  viviamo con una sinistra moderata totalmente priva di idealismo ma materialista ed "euro-conformista". Qualcosa di radicalmente critico è rimasto nella sinistra comunista. Sembra che il pensiero unico neoliberista abbia divorato completamente il centro-sinistra. E' difficile criticare l'egemonia e i parametri della moneta unica dato che l'<<euro  è irreversibile.>>(Draghi)  Se si parla di diritti sociali sembra quasi di parlare a vuoto. Ho la netta sensazione che la “sinistra liberale”  sia completamente legata all'arida economia di mercato relativa alla globalizzazione  delle banche centrali, senza neanche  rallentare lo smantellamento totale dello stato sociale. Paradossalmente,   molto dissenso arriva anche da destra.


La risposta  di Bertinotti:





“E’ vero ,caro Sandro, quel che dici all'inizio del tuo bello e un po’ amaro sfogo:negli anni attorno al sessantotto ( che fu giovanile, ma anche e forse operaio), negli anni ’70, la scuola di francoforte era quasi il dernier cri non solo della cultura italiana ed europea, ma del movimento(Mao-Marx-Marcuse, gridavano gli studenti, che nel frattempo divoravano libri come Eros e civiltà e Dialettica dell’illuminismo). Poi, il silenzio un po’ plumbeo degli anni ’80, in coincidenza con la sconfitta operaia e il vento reaganian-thatcheriano, e la dichiarazione di morte (del tutto presunta, tuttavia) non solo del marxismo ma di tutte le culture critiche- come,appunto, quella francofortese, bollata come retro,antimoderna,”nostalgica”. Appunto. I processi reali si sono incaricati di riproporre oggi, nel fuoco di uno scontro sociale di durezza quasi inedita e di un’offensiva capitalistica segnata dall’estremismo neo-liberista, gran parte di quei temi e di quell’ispirazione. L’ideologia del mercato si è fatta assoluta, iper-pervasiva,onnivora-siamo al “pensiero unico” , a una tendenziale dittatura culturale delle categorie concettuali del Fmi, della Banca mondiale, delle istituzioni finanziarie internazionali. La politica,per prima, ne subisce i contraccolpi e tende a farsi ancella della “tecnica”(tèchne e stabilità di governo, in funzione degli interessi dei mercati). I politici – i governanti – omogenei a questa logica non possono essere che la diretta espressione di un nuovo blocco di potere tecnocratico-finanziario: sono banchieri,imprenditori, manager, tecnici. Sono il Denaro stesso, nella sua salvifica fascinazione. Sono persone come Lamberto Dini e il suo gabinetto di “professori”. O come Carlo Azeglio Ciampi, il governatore tanto apprezzato della sinistra moderata che inaugurò questa fase. Già, perché essa è stata così profondamente “contaminata” dall’ideologismo mercatista e tecnocratico?Bisognerà rifletterci a lungo- ma non è stato,credo, “tradimento” piuttosto smarrimento culturale, perdita di un rigoroso ancoraggio sociale e di classe. Crisi di identità e deriva liberale, culto acritico della modernità e carisma tecnocratico, in questo senso, sono andate e vanno di pari passo. Se è vero, come anche tu ci ricordi, che la alternatività di un pensiero come quello della scuola di Francoforte non avrebbe potuto sussistere fuori da un orizzonte anticapitalistico, e da una critica dei limiti sociali del progresso.“

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Link:
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